La riforma del lavoro della Fornero: le novità

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Le novità degli ultimi giorni sulla riforma del lavoro

Non hanno alcuna intenzione di cessare gli scontri tra le parti sociali chiamate a decidere su quella che sarà l’imminente riforma del lavoro auspicata dal governo Monti e dal Ministro Elsa Fornero.
Dopo le accuse di marcia indietro avanzate dal Presidente uscente di Confindustria Emma Marcegaglia, infatti, proprio la Fornero ha ribadito con irritazione che: “… le modifiche apportate non sconvolgono l’impianto né fanno venire meno la spinta innovativa della riforma del lavoro: l’unica novità che c’è sull’articolo 18 è aver inserito la clausola della ‘manifesta insussistenza’ dei motivi economici come possibilità del reintegro. Con le parti sociali c’è stato un lungo dialogo ma nessun accordo e nessuna concertazione. L’accordo invece bisognava trovarlo con i partiti politici che sostengono questo governo e che dovranno approvare il disegno di legge in Parlamento”.
Nonostante infatti le polemiche della Marcegaglia, che ha definito tale riforma del lavoro pessima, e la Cgil che ha dato l’ok solo per la questione del reintegro, il ddl di Monti è stato presentato al Presidente della repubblica Napolitano. Dopo di ciò si provvederà al vaglio delle Camere.

I punti salienti della riforma del lavoro

L’obiettivo principale e maggiormente contestato della riforma del lavoro del governo Monti riguarda le modifiche apportate all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Tale articolo infatti proteggeva quei lavoratori licenziati per ingiusta causa e consentiva loro di ricorrere a un tribunale per ottenere una riassunzione immediata. Qualora invece la riforma del lavoro trovasse totale approvazione, i termini del licenziamento per giusta causa diverrebbero più flessibili e il ricorso per la reintegrazione sarebbe consentito solo a quei casi di licenziamento per discriminazione.
Altro punto all’ordine del giorno della riforma del Lavoro è poi il problema della precarietà, riguardo cui la Fornero auspica contratti a termine leggermente più costosi rispetto a quelli a tempo indeterminato e la presenza di un tutor durante l’apprendistato.
Infine, la riforma del Lavoro prevede modifiche anche riguardo la questione degli ammortizzatori sociali, tramite la sostituzione dell’indennità di disoccupazione ordinaria e di mobilità con l’Assicurazione Sociale Per l’Impiego (tra i requisiti, due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nei due anni precedenti).

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