Minare bitcoin. Sempre meno conveniente. Vediamo perché.

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Conviene ancora minare bitcoin? Ma cosa sono i bitcoin? Sono rischiosi e perché? Quante domande!

Innanzitutto, spieghiamo in dettaglio cosa sono i bitcoin, la loro storia e come si è evoluta la normativa di settore, laddove sono stati disciplinati.

Guadagnare dai bitcoin creandoli da sé? Ci dovevamo svegliare prima

All’inizio della loro nascita, i bitcoin non erano molto pubblicizzati da noi. Solo qualcuno è stato avvisato dell’affare e ne ha approfittato. Ora chiaramente è diventato uno dei paladini dei bitcoin, di come si può diventare ricchi con poco sforzo, e semplicemente facendo funzionare, a pieno regime, le apparecchiature.

Si tratta delle criptovalute, monete che nascono attraverso la combinazione di protocolli informatici, generati dal linguaggio matematico e dalla comunicazione tra i vari server. L’ideatore ha però pensato ad un algoritmo-trappola in conseguenza del quale, man mano che il processo di generazione delle criptomonete avesse raggiunto stadi maturi, l’investimento in hardware richiesto ai partecipanti fosse stato sempre più consistente.

Oggigiorno, per avere un processore in grado di elaborare, in maniera conveniente (raffronto costi benefici, mettendo in bilancio anche l’energia elettrica) la complessità dei dati, bisogna aggiornarlo a ritmo di 2 settimane, arrivando a spendere 5-600 euro per un nuovo processore, perché quello vecchio sarà già superato e troppo lento, rispetto alla convenienza.

Minare bitcoin è diventato sempre più difficile e lento. Con i sistemi più potenti, si riescono a generare al massimo, se si è fortunati, 5-10 bitcoin. Per questo sono state create le piattaforme di pooling, in cui si mettono in comune risorse di gruppo per poi essere adeguatamente ricompensati.

Dispiace soltanto che proprio adesso il fenomeno delle valute digitali è cominciato a decollare anche qui in Italia e molte persone hanno investito risorse in una delle più conosciute piattaforme (Mt Gox) che, poi, come sappiamo, è improvvisamente scomparsa nel nulla, dichiarando fallimento. Ancora nelle more del processo per avere indietro i propri soldi. Piattaforme concorrenti ce ne sono a flotte. Ma allora, questi bitcoin a chi convengono e convengono ancora?

I bitcoin sono un bene da investimento e non più una moneta

L’hanno detto anche gli Usa, è d’accordo anche il Dragone. I bitcoin sono soggetti a tassazione, dato che, a tutti gli effetti, sono stati assimilati ad un prodotto finanziario.

Subito le proteste di chi vuol vedere i bitcoin come una moneta. Li accetta ebay, li accetta Amazon e tutti i principali siti di e-commerce. Cominciano ad installare i primi bancomat anche in Italia, in convenzione con progetti di ricerca universitaria.Iniziano a prendere piede nella Camera le discussioni sulle valute digitali, dato che anche l’Italia deve prendere delle posizioni in merito.

Perché sono un prodotto finanziario? Semplice, in borsa fanno “faville”, in un saliscendi delle quotazioni mai visto prima, e senza alcun nesso con i “rumours” economici o i fondamentali, che qui non esistono. Quindi, gli investitori trovano, un attimo prima, triplicare il loro patrimonio in dollari ed un attimo dopo, se non fanno attenzione a disinvestire in bitcoin e reinvestire in dollari, ecco la “mazzata”.

Potrete capire come si può agevolmente giocare, al moltiplicatore, con un prodotto finanziario, così instabile, come quello dei bitcoin, in cui non c’è nessuno che cerca di stabilizzare il valore di cambio, né sappiamo come esso si generi, se non per le leggi di mercato.

Le altre valute concorrenti (Litecoins, Dodgecoins, le più note) sono utilizzate come parcheggio provvisorio della liquidità, e nella speranza di una maggiore agevolezza del processo di creazione (minatore di valute digitali, derivato da mining o elaborazione di dati).

Conviene ancora minare bitcoin? Dovremmo proprio dire di no, salvo che cambino i costi della tecnologia richiesta. E purtroppo, molti investitori, nella speranza di replicare la parabola di successo dei bitcoin, sono finiti per maciullare i loro piccoli guadagni in valute-nasciture che, poi, sono sparite nel nulla. Quindi, meglio investire, se proprio si vuole impiegare un po’ di denaro o risorse in tale settore, nelle valute che sono in settore da qualche tempo, ma non ancora allo stadio di maturità dei bitcoin, e magari con un protocollo di codifica/decodifica meno vincolato alla potenza dell’hardware.

Si potrebbe, ad esempio, pensare di creare una valuta digitale che confidi, invece, nelle abilità dei minatori e non nella potenza hardware. Questo è un nuovo universo da esplorare, e già ci stanno pensando. Avere ottenuto la concessione di equiparare le criptovalute ad un prodotto finanziario è una vittoria e non una sconfitta.

Auguri ai futuri minatori, perché minare bitcoin non è, per nulla, uno scherzo.

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