Il versamento dei contributi INPS in ritardo comporta per legge l’applicazione da parte dell’ente di determinate sanzioni.
I termini entro cui evitare il versamento dei contributi INPS in ritardo
Per essere in regola, infatti, ogni contribuente deve provvedere al suo versamento entro i seguenti termini e non oltre:
– dal 1° aprile al 10 aprile, per quanto riguarda il primo trimestre
– dal 1° luglio al 10 luglio, per quanto riguarda il secondo trimestre
– dal 1° ottobre al 10 ottobre, per quanto riguarda il terzo trimestre
– dal 1° gennaio al 10 gennaio, per quanto riguarda il quarto trimestre
Al di fuori di tali termini, si incappa dunque nel versamento dei contributi INPS in ritardo.
Il versamento dei suddetti contributi può essere effettuato tramite bollettivo MAV (inviato dall’INPS al contribuente già compilato con gli importi dovuti), online sul sito internet dell’ente o telefonando al numero verde gratuito 803164 (in questo caso, è necessaria la carta di credito).
Qualora capitasse che l’ultimo giorno previsto per il versamento sia una domenica o una data festiva, la scadenza (e quindi la possibilità di non incorrere nel versamento dei contributi INPS in ritardo) coincide con il primo giorno utile non festivo.
Le sanzioni per il datore di lavoro che incorre nel versamento dei contributi INPS in ritardo
Al datore di lavoro che incappa in un versamento dei contributi INPS in ritardo (ma che anticipa contestazioni da parte dell’ente effettuando spontaneamente il versamento entro 12 mesi), vengono applicate sanzioni pecuniarie che, al momento, sono pari al 6,50% in base annua, per un massimo del 40% sull’importo dovuto nel corso del trimestre (oppure sulla cifra che resta ancora da pagare).
Nel caso in cui il versamento dei contributi INPS in ritardo si protragga oltre i 12 mesi, invece, il datore di lavoro viene definito evasore contributivo e viene sanzionato con un’aliquota del 30% (in base annua) sull’importo che è stato evaso nel corso del trimestre.