Le questioni inerenti alla tassazione della casa sono ormai da sempre sotto gli occhi di tutti. E questo, ovviamente, in maniera intuibile, accade per una lunga serie di ragioni: in primo luogo perché all’interno del nostro Paese sono tanti, statistiche alla mano, i proprietari di un’abitazione e, in secondo luogo, perché i problemi fiscali e di tassazione sono sempre una delle questioni su cui viene vagliato con maggiore attenzione l’andamento e l’operato di un qualsiasi governo in carica. E, quindi, stando così le cose, mettere insieme tassazione e prima casa, diventa un mix esplosivo oltre che sempre interessante.
La Trise: i cambiamenti
Ma, come è nostra buona abitudine consolidata ormai da lungo tempo, procediamo con ordine e iniziamo a comprendere quali sono gli elementi più rilevanti e più interessanti nell’ambito della discussione sulla prima casa e sulla tassazione ad essa legata. La nuova tassa di cui ormai tutti noi parliamo o sentiamo parlare da tempo, si chiama Trise e rappresenta una forma nuova di tassazione sull’abitazione di proprietà. Obiettivamente, fuori da ogni polemica, si tratta di un nuovo tentativo dopo l’abolizione dell’Ici e tutto quanto è ruotato intorno alle vicende sull’Imu. Attualmente, il riferimento ufficiale rientra nell’ambito del pacchetto di riforme sulla tassazione sulla prima casa presente all’interno della legge di stabilità.
La Trise: le novità
Ciò che è disciplinato in via ufficiale ad oggi, in merito alla tassazione fiscale sulla prima casa e alla Trise, è, per l’appunto ciò che è contenuto nell’ultima legge di stabilità. Nella fattispecie, e in potente sintesi per le ben note ragioni di spazio, potremmo dire che la nuova legge di stabilità prevede in primo luogo la abolizione di Imu e di Tares e, in secondo luogo, l’introduzione di nuove tasse quali, ad esempio, la Trise, la Tasi e la Tari. Ma le polemiche politiche delle ultime settimane potrebbero generare nuove e, forse, più drastiche innovazioni in tema di Trise.