Sappiamo che forse alcuni nodi del dibattito affrontati qui potrebbero non trovarvi pienamente d’accordo con quanto sostenuto. Ma quando a parlare sono i dati di fatto, alberga un dubbio in tutti, quel cruccio che ognuno rimugina a dovere: “Dove sta la verità?”. L’opinione è libera, tra politica ed economia vi è sempre grande spazio alla libertà ed all’errore umano, sempre però non perdendo di vista i fatti. Perché si sa: è tanto facile parlare con il “paraocchi” quando si vuole difendere qualcosa o qualcuno a “spada tratta”. Qui, non si hanno posizioni a sostegno di qualcosa ma semplice mera opinione. La pressione fiscale Italia è il focolaio dell’opinione oggi. Soprattutto adesso che, dati alla mano, si è scovato un tangibile cedimento nel “progetto federale”, o per lo meno, “regionalista”, come meglio e più correttamente si deve dire. Ecco perché l’illusione federalista.
Per chi dice che non esiste più
il divario Nord-Sud
Non si può guardare con simpatia il pregiudizio nei confronti della parola “Nord” o “Sud”. Verrebbe da pensare a film umoristici, come molti ne sono stati fatti: i luoghi comuni di quello che da sempre è il mezzogiorno, ed il Nord, in passato fonte di occupazione per molti. Ora anche dal Nord i giovani emigrano verso altre realtà estere e, quindi, si respira aria di crisi ovunque.
Eppure, c’è qualcosa che non quadra quando si va al tasto dolente: Pressione fiscale Italia. Ormai se si deve parlare di Stato centrale, la responsabilità viene addossata magari a leggi generali poco comprensibili ma molta libertà è stata lasciata ai comuni per la fissazione delle aliquote. Ed ecco che molti di essi, a corto della pioggia di finanziamenti centrali, non si sono affatto tirati indietro nell’applicare le aliquote più elevate. E pur se non bisogna fare di tutta l’”erba un fascio”, è stangata fiscale ovunque.
Nelle ricerche recenti, sono stati messi in comparazione, a livello comunale:
- il reddito medio percepito da ogni contribuente
- la percentuale di incidenza sul reddito, a livello annuale delle tasse comunali
Il dato strano è appunto che il Nord sia caratterizzato da una pressione fiscale ben più bassa di quella del Mezzogiorno: questo l’elemento comune che ha fatto pensare come il Nord sia maggiormente improntato alla regressività rispetto al Sud. Anche se in realtà la natura dell’imposta è cosa ben diversa. Ma è come dire: Al Nord si paga di meno.
Ora si dirà, questo divario della pressione fiscale Italia è la conseguenza dell’impianto federalista e dello spazio di libertà assegnato ai comuni, così come stabilito a livello Costituzionale dopo le ultime modifiche, in linea con quanto consigliato dall’Europa.
Sì, ma quello che vediamo qui è ben lontano dal federalismo, almeno come ce lo siamo immaginato e l’abbiamo disegnato. Dove sono quei trasferimenti perequativi che dovevano, in base a criteri oggettivi (certamente lontani dalla pioggia di finanziamenti a fondo perduto), servire affinché l’Italia sia decisamente “unitaria”, colmando le sperequazioni e le differenze?
Quindi, si sta replicando giocoforza quello che succede anche in Europa ove il disegno istituzionale che si sta prospettando non è imperniato sul federalismo cooperativo ma sul regionalismo competitivo, dove lo Stato si sfalda e hanno sempre più importanza i micro-stati (da noi le regioni). Tutto questo ha poco a che vedere con quanto ci siamo immaginati e certamente non è da farsi nessun paragone con il federalismo Usa.