Spesa pubblica Italia. Risponderete: “E sì, sarà certamente alle stelle!”. Ed in effetti siamo uno dei paesi che ancora spende di più, e soprattutto con riferimento alla spesa fissa o di routine (spese in conto corrente Vs spese in conto capitale o Investimenti). Ma oggi vogliamo condurre un altro tipo di riflessione ancora più importante. Quanto possono incidere sul risultato finale le modalità di calcolo degli aggregati statistici, perché è di numeri che stiamo parlando. Spesa pubblica Italia è un numero, Pil Italia è un numero e così via. Senza comparare alcunché, questi numeri vengono ricavati nel modo giusto? Ed in ogni caso, è giusto tenere sempre d’occhio un numero?
L’identità della dimensione pubblica in crisi
Quando otteniamo il numero “spesa pubblica”, vi entrano a far parte, nel dettaglio, diverse singole voci elementari che sommate tra di loro ci danno il risultato finale ed a seconda delle classificazioni Eurostat vigenti. Da certi punti di vista, la spesa pubblica è il più alto “lubrificante” dei toni “politici” (dipende dai gruppi d’interesse coinvolti nella panacea di tutti i mali).
Quello che certamente all’Italia non manca è l’alta densità dei gruppi d’interesse che, laddove riescono a “corporarsi” o coalizzarsi meglio l’obiettivo è sempre la salvaguardia di quei diritti/doveri che fanno sempre storia nel bilancio.
Ecco alcune voci che entrano a far parte della spesa pubblica. Discrezionalmente, per facilitare la lettura, accorperemo alcune voci che presentano caratteri di similarità:
- Consumi Intermedi. E’ tutto quello che la pubblica amministrazione utilizza, anche per la normale routine amministrativa. Sono le voci di parte corrente, quelle meno preferite da chi preferisce la spesa pubblica in conto capitale, ovvero quella destinata a finanziare lo sviluppo.
- Tutta la parte a carattere strumentale, di natura pluriennale che figura come Investimenti, ma è destinata al normale funzionamento della pubblica amministrazione.
- I redditi da lavoro dipendente per i dipendenti della pubblica amministrazione e tutte le altre voci di costo di natura gestionale (redditi da capitale, imposte)
- I trasferimenti, una voce importantissima, spesso sottovalutata. Se una famiglia ha diritto ad esempio, all’assegno familiare, tale prestazione sociale va a far lievitare la spesa pubblica. Ma in voci non consolidate possiamo trovare anche i trasferimenti verso le istituzioni o il resto del mondo: una voce importante è quella dei trasferimenti verso l’Unione Europea!
- Eventuali rettifiche di valore.
Insomma, spesa pubblica Italia è una parola “grossa”, dato che per essere più corretti bisognerebbe andare a capire che cosa incide in maggiore misura sul carico di spesa pubblica italiana. Ed a quanto sembra, ciò che ci caratterizza meno bene rispetto agli altri paesi sono proprio quelle spese di routine o di funzionamento.
Noi vi abbiamo fatto intendere come possono essere varie le voci di dettaglio che vanno ad incidere sulla spesa pubblica Italia. Queste voci, dovete sapere, vengono riclassificate a seconda di come ogni operatore istituzionale lo ritiene opportuno: quindi, i criteri adottati dall’Unione Europea nella determinazione composita delle voci componenti la spesa pubblica sono difformi da quelli applicati da altri Stati. Il Fondo Monetario Internazionale sembra essersi allineato alla Commissione Europea.
Riclassificare in modo diverso la spesa pubblica di dettaglio può cambiare il risultato finale? Sì, alcune volte sì. Ad esempio, con il criterio Eurostat si deve cercare di ricostruire la spesa per consumi finali, a seconda della funzione, più che l’impatto sulla Domanda Aggregata. E spesso si possono creare problemi di sovrastima. Frequente è il caso dei servizi sanitari e di protezione sociale, in cui non si riesce a capire quanto l’ammontare sia dovuto al “ricarico” di fornitori esterni e quanto invece sia da imputare, a titolo di funzione pubblica, per quella che tradizionalmente è la dimensione pubblica.
Da certi punti di vista, non si sa ancora bene se sia ancora lecito parlare di “spesa pubblica” o se invece, questo avvicinarci ai criteri aziendalisti adeguati alle valutazioni di carattere economico (criterio in gergo: economicistico), non ci conduca verso una pubblica spesa (lo Stato visto come un attore privato dove le valutazioni di mercato si cristallizzano in quelle di utilità sociale che dovrebbero essere fuori mercato).
Quindi, non ci sentiamo di fare tutto un discorso ampolloso sulla sola spesa pubblica, dato che dovremmo scendere minuziosamente nei dettagli, con dati alla mano ed è quello che bisognerebbe fare quando si parla, ormai, di spesa pubblica, senza scendere nei soliti battibecchi.