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Chi rimpiange la lira spera in un altro miracolo economico italiano

Ancora molte persone, guardando con nostalgia ai tempi di ieri, dicono: “E sì! Quelli sì che erano i bei tempi! Ora invece non c’è più niente”. Molto si è detto e sostenuto sull’Italia sia prima della guerra, sia dopo la costituente. E siamo, in un modo o nell’altro, sempre stati protagonisti della storia.

Ma perché siamo in crisi? E’ colpa del modello europeista, della perdita della sovranità monetaria? Siamo ancora alle prese con un boccone difficile da ingerire. Ma guardiamo indietro, negli anni del miracolo economico italiano, in cui avevamo ancora la lira. E’ per merito della valuta nazionale?

Gli anni del miracolo economico italiano…

L’economia reale è in sincronia perenne con l’economia monetaria. Il denaro alimenta la produzione, i consumi alimentano la produzione, e si crea altra ricchezza monetaria che, a sua volta, alimenta le variabili fondamentali del sistema economico. In questa dimensione l’economia si fonda sul consumo e sulla produzione.

Che cosa implica la stabilità di una moneta, nel nostro caso la lira? Nel 1960, la moneta nazionale era su tutti i quotidiani internazionali presentata come la moneta più stabile.

La forza del cambio è come un “gioco di specchi” nel senso che esprime la debolezza relativa di una valuta rispetto all’altra, non affatto la maggiore debolezza dell’economia. Pensate alla reattività del consumo ai prezzi dell’economia domestica. L’effetto della global economy e dell’e-commerce ha aumentato il livello attenzione dei consumatori verso i prezzi, creando strutture industriali complesse, e mettendo in crisi i modelli tradizionali di impresa. E tanto vale, in termini internazionali. Solo che in gioco ci sono gli interessi delle economie mondiali.

Gli anni ’60 sono presentati come gli anni del miracolo economico italiano: passaggio da un sistema agricolo ad un sistema di tipo industriale, esportazione del Made in Italy oltre frontiera rendendolo famoso in tutto il mondo, occupazione prossima al pieno impiego. E’ vero che si discute della mancanza della forza garantista del diritto, soprattutto in tema di diritto del lavoro. Ma non è questo il fulcro del discorso.

La crescita dell’occupazione è trainata dalle industrie, e le industrie dalla domanda interna ed estera solo nell’inizio dell’industrializzazione. Poi, arriva il momento di progredire ulteriormente e mettersi al passo con i nuovi fabbisogni dell’economia globale. Quindi, altra crescita, altro sviluppo…

L’entrata traumatica dell’euro, dopo la lira

 

In Italia, nello specifico, l’euro, rispetto alla lira, è stata percepita come un male perché si è fatto un clamoroso errore:

1)    La conversione nominale dei redditi, senza tener conto di un potere d’acquisto che non si era adeguato. Quindi, chi aveva in busta paga 1200 lire, si è ritrovato a prendere 600 euro

2)    Nel frattempo, il boomerang si è riversato sul potere d’acquisto di 600 euro (vs le precedenti 1200 lire).

3)    I prezzi sono, anzi, aumentati. Se una cosa costava 1.000 lire, è stata prezzata invece che 0,51 centesimi o magari 0,60, direttamente 1 euro, il che equivale a quasi il doppio del prezzo iniziale

4)    A parità di reddito nominale, il potere d’acquisto reale si è più che dimezzato

5)    L’economia finanziaria si evolve e vi è stata un’alta propensione ad indebitarsi con la comodità di pagare ratealmente un acquisto di un bene di consumo (elettrodomestici a risparmio energetico, nuovi modelli Tv a led, nuovi notebook)

6)    Una produzione industriale di massa, sempre più agguerrita sul lato prezzo, e l’edificazione massiva di centri commerciali ha cambiato le abitudini al consumo.

7)    Internet ha generato l’ennesima inversione di rotta. Non ci si sposta più. Si acquista tutto online ed in sicurezza

In sintesi, non c’è stato nessun miracolo economico italiano che non possa replicarsi, se si comincia a ragionare in termini spiccioli. Ritornare indietro non è più possibile ma bisogna adeguarsi all’economia che cambia cercando di fare in modo che il circuito monetario dell’economia sposi, per gli interessi delle economie, tutte, il circuito reale, creando un circolo virtuoso (dal consumo alla produttività).

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