Anni fa, i contributi per i lavoratori autonomi si riuscivano a pagare, eccome. Basti solo pensare che l’aliquota Inps per la gestione separata era solo il 10%. Di lì a pochi anni, non vi è quasi più differenza fra gestione separata e cassa commercianti. Semmai, in entrambi i casi si è assistito ad un graduale livellamento delle aliquote verso l’alto. Di anno in anno sempre di più. La stangata fiscale è quella che più sta erodendo la capacità di consumo o di reinvestimento dei contribuenti. Non sarebbe, forse, meglio a questo punto, riformare la gestione previdenziale verso i pilastri assicurativi privati? Sono sempre più i lavoratori autonomi (per i dipendenti pubblici, viene automaticamente trattenuto dalla busta paga) che non riescono a versare i contributi atteso che sono previsti dei minimali presuntivi.
Il fisco è l’argomento più controverso, soprattutto in tema lavoro
In base alla Circolare Inps dell’anno scorso (08/02/2013) l’aliquota della cassa commercianti aumenterà annualmente sino a raggiungere l’aliquota del 24%, non poco. Tale comunicazione è passata quasi inosservata, dato che ci trovavamo in pieno clima da tafferuglio politico, del chi se ne va, chi viene, chi finisce preda dei gossipari. L’instabilità del governo non ci ha premiato molto e continua a non essere un nostro vanto, un governo “tecnico” segue l’altro.
Il problema che colpisce non poco l’opinione di quanti pubblicisti si dedicano alle sorti del “bel paese” è quale sarà il livello di dimensione pubblica, sostenibile ed ottimale per il nostro paese, atteso che non riusciamo ad accodarci ad altri sistemi di “Stato sociale” (ad es. modello tedesco) che sono molto lontani dal nostro.
Questo mese, i lavoratori delle aziende con più di 15 dipendenti che non sono coperti dalla Cassa Integrazione guadagni, si troveranno decurtato in busta paga il contributo sul fondo di solidarietà addizionale. Il problema è l’applicazione tardiva della legge che, come al solito, comporterà grosse “rogne”, dato che non verrà eliminato solo il contributo di pertinenza del mese in corso ma anche di tutti quelli che non stati decurtati da gennaio 2014. Non si tratta di molto, ma sommato agli altri…Il contributo è pari allo 0,50%, di cui la terza parte a carico del lavoratore.
Passando dai lavoratori dipendenti agli autonomi, vediamo quanto costa essere iscritti alla Cassa Commercianti.
Essere iscritti alla cassa commercianti. Quanto costa mettersi “in regola”?
Chi esercita attività commerciale in forma individuale o associata (ad es. Srl, Sas, Snc), i bagnini, le ostetriche, gli affittacamere e le guide turistiche devono iscriversi alla gestione IVS inps, riservata agli artigiani ed ai commercianti.
Il reddito minimale per calcolare i contributi è pari a 15.516. L’attuale aliquota media di contribuzione cassa commercianti è stata portata al 32,20%. E’ possibile suddividere l’ammontare dovuto in 4 rate trimestrali.
Chiaramente, sono stabilite delle aliquote differenziate a seconda delle casistiche (discriminante in base all’età, lavoratore autonomo o coadiuvante) e della fascia di reddito.
Calcolare quanto si deve è frutto di pochi e semplici calcoli.
Partiamo dalla base presuntiva minima di reddito (15.516), moltiplichiamo l’aliquota rispettiva ed aggiungiamo il contributo di maternità (0,62 * 12). Otteniamo, quindi, il contributo da rateizzare che approssimativamente si aggirerà attorno ai 3.000 euro.
Qual è il problema? Una questione di dinamiche di flusso monetario. Risulta, comunque, per le piccole entità (minimale di reddito 15.516) abbastanza impegnativo anche pagare una rata trimestrale di 750 euro (mensilmente 250 euro). Insomma, tutti sappiamo che il reddito finale di lavoro autonomo o d’intrapresa si ottiene contabilmente e non necessariamente è quello che si “intasca” a fine anno, tanto meno corrisponde al saldo di conto corrente. Quindi, forse, bisognerebbe lasciare più spazio all’autonomia privata nello gestire le liquidità di flusso-riflusso della dinamica gestionale, poco riflessa dalla statica di bilancio.