Uno dei passaggi più discussi del nuovo governo tecnico guidato da Mario Monti è, senza dubbio, la questione pensioni e, in particolar modo, il sistema contributivo pro rata.
In luogo del vecchio sistema retributivo, infatti, verrà introdotto il sistema contributivo, (valutato cioè in modo proporzionale agli anni lavorativi), che a detta di tutti è decisamente meno conveniente.
Il sistema contributivo pro rata: in cosa consiste
Per sistema contributivo pro rata si intende quel calcolo che valuterà con metodo retributivo fino al 31 Dicembre 2011 e con metodo contributivo dal 1° Gennaio 2012 la pensione di quei lavoratori che hanno trovato impiego prima del 1995. Più di due milioni i lavoratori coinvolti (i quali dovrebbe andare in pensione nel 2016), con un taglio della spesa pensionistica pari a diversi miliardi l’anno. Il sistema contributivo pro rata inoltre va valutato in base all’età anagrafica, tramite un coefficiente che aumenta con l’aumentare dell’età del lavoratore per arrivare a un massimo di 6,136% superati i 65 anni.
Pro e contro del sistema contributivo pro rata
Fondamentalmente a scomparire sarà la pensione di anzianità, in quanto i lavoratori andranno in pensione ad un’età anagrafica che oscilla tra i 66 e i 70 anni. Con il sistema contributivo pro rata, come abbiamo anticipato, si terrà conto “di quanto effettivamente versato e della speranza di vita media al momento del pensionamento, come succede per tutti quelli che hanno cominciato a lavorare dopo il ’95 e per coloro che a quella data avevano meno di 18 anni, i cui versamenti dal ’96 in poi vengono appunto calcolati con il sistema contributivo” (fonte: Corriere della Sera/Economia).
“Per quanto riguarda le donne, probabilmente, si assisterà all’accelerazione di alcuni sentieri di adeguamento”, ha detto il ministro Formero durante un incontro con i giornalisti sul sistema contributivo pro rata.