Quando si parla di materia pensionistica e, più in generale, giuslavoristica, le idee sono spesso confuse. A ben guardare uno degli argomenti che desta sempre la dose maggiore di interesse è essenzialmente il tfr e la rivalutazione tfr. La rivalutazione tfr è un concetto molto importatene sia per il datore di lavoro che per il lavoratore dipendente ed è, possiamo dire con la giusta dose di beneficio dell’inventario, che è un caposaldo di tutte le riforme in materia, vale a dire che nessun disegno di legge in materia ha messo negli anni in discussione il concetto di rivalutazione tfr.
La rivalutazione tfr e il tfr
Prima di analizzare che cos’è e come funziona tutto ciò che ruota intorno al concetto di rivalutazione tfr, occorre spendere poche parole per capire che cosa è e come funziona il tfr (prima ancora del calcolo della rivalutazione tfr). Per Tfr, vale a dire trattamento di fine rapporto, si fa riferimento a quell’ammontare di denaro accumulato dal datore di lavoro nel corso degli anni di impiego (si fa sempre riferimento al lavoratore dipendente), che spetta al lavoratore dipendente al momento della cessazione del rapporto di lavoro subordinato.
La rivalutazione tfr: il coefficiente
La rivalutazione tfr fa parte di quell’insieme di indici che varia continuamente e la cui misurazione viene rilevata ciclicamente con cadenza annuale e mensile. Per quanto ci riguarda, la rivalutazione tfr viene effettuata attraverso un coefficiente. Il coefficiente della rivalutazione tfr permette l’adeguamento dell’importo di volta in volta calcolato per formare il tfr al costo della vita. Quindi, possiamo dire, che la rivalutazione tfr serve ad adeguare il tfr all’aumento del costo della vita. Nell’ambito del calcolo della rivalutazione tfr, infatti, vi sono varie componenti tra cui un tasso fisso e un tasso variabile. Il tasso variabile della rivalutazione tfr equivale al 75% della variazione percentuale tra valori mensili dell’indice FOI, vale a dire dell’indice prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati).