I test per misurare l’affidabilità delle banche – Parliamo di banche e di stress test, i test che hanno debuttato negli anni scorsi proprio per testare l’affidabilità di un istituto bancario e fare in modo quindi di capire quali probabilità abbia effettivamente un’ istituto di credito di fallire. In particolare negli anni precedenti tali test sono stati oggetto di molte critiche, visto che sono stati ritenuti non affidabili o, in alcuni particolari casi, non perfettamente aderenti alla realtà.
Anche nei test effettuati nei recenti giorni non è molto chiaro se fra i big dei titoli bancari europei, vi sia effettivamente qualche pericolo di default. In particolare scorrendo la lista dei bocciati, circa una quindicina su centinaia di istituti di credito esaminati, appaiono nomi che alla maggior parte degli investitori sono sconosciuti ( come Atebank o Banco pastor).
Sul fronte opposto, quello dei promossi, appare davvero strano che un’ istituto come Dexia bank, grosso istituto franco – belga, sia stato giudicato affidabile e che no abbia bisogno di un’ ulteriore aumento di capitale. Questo nonostante abbia dovuto ricorrere per ben due volte consecutive ad aiuti statali.
Tuttavia a vantaggio dell’organismo europeo che stila la classifica degli istituti di credito potenzialmente a rischio default, l’EBA, occorre dire che i numeri di bilancio a volte possono essere regolari ma distanti dalla realtà. E ciò in effetti spiega come una banca come Dexia sia ritenuta affidabile nonostante abbia in portafoglio circa 95 miliardi di euro ( su un patrimonio complessivo di circa 500 miliardi di euro) di titoli potenzialmente “tossici”.
I calcoli di credit suisse – Tuttavia la classifica cambia, e di molto , se gli stress test vengono condotti con parametri differenti magari da istituti privati, che non hanno interessi diretti. E’ ciò che ha provato a fare l’istituto elvetico Credit Suisse ed i risultati ottenuti sono stati ben differenti da quanto fatto dall’Eba. Gli esperti della banca svizzera hanno infatti constatato che l’intero sistema bancario europeo ha bisogno di circa 220 miliardi di euro per avere un’affidabilità accettabile, e tra i nomi che hanno bisogno di una ricapitalizzazione vi sono i grossi istituti europei.
19,4 miliardi di euro è il deficit di RBS, la banca anglosassone che tra quelle analizzate è messa peggio. La banca, insieme ad altri 11 istituti di credito britannici, è stata recentemente oggetto di un declassamento da parte dell’agenzia di rating Moody’s. Il titolo ha perso in borsa oltre 4 punti percentuali ed il governo britannico teme di dover salvare per la seconda volta il grosso istituto di credito.
Già nel 2008 la banca ha avuto una robusta iniezione di denaro pubblico e questa volta gli stress test, a distanza di circa 3 anni, hanno evidenziato che la banca, in caso di peggioramento della situazione economica generale , potrebbe avere delle difficoltà ( pertanto non è stata operata una vera e propria bocciatura ma l’istituto è stato inserito in una zona grigia, dove si collocano le banche che potenzialmente potrebbero avere dei problemi).
Altri nomi eccellenti figurano nella lista “nera” redatta dal credit suisse, come Bnp Paribas, Soc Gen, Barclays, Commerzbank e l’italiana UniCredit. L’istituto italiano, che è uno fra i pochi a non aver varato un’ aumento di capitale quest’ anno, ha infatti un deficit stimato in circa 12 miliardi di euro. Nonostante la stima di Citigroup sul gruppo UniCredit sia più ottimista ( si stima infatti che la banca italiana abbia bisogno di soli 6 miliardi di euro) viene comunque definita come una delle banche con più bisogno di capitale.
Pertanto il prossimo anno potrebbe essere l’anno in cui le banche effettuano corposi aumenti di capitale, condizione essenziale prima di dichiarare default e chiedere il sostegno del fondo salva stati ( ad esempio intesa san paolo ha recentemente varato un aumento di capitale di oltre 5 miliardi di euro).