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Ma l’epidemia si chiama per forza Prodotto Interno Lordo?

pil

Sul banco degli imputati, sempre lui, il Prodotto Interno Lordo. Anche gli studenti di un corso base di macroeconomia imparano a capire come il Pil non sia una misura adeguata per esprimere, in maniera fedele e trasparente, la ricchezza nazionale.

Ecco come, in termini semplificati, nelle equazioni da manuale di contabilità nazionale viene espresso il Prodotto Interno loro y. Esso è uguale alla sommatoria di Consumi, Investimenti, Spesa pubblica, Saldo netto della bilancia commerciale (y=C+I+G+NX)

Quanto più si consuma, a prescindere dalla finalità del consumo, tanto più aumenta la ricchezza espressa in Pil. Quanto più si investe, tanto più si crea ricchezza. La spesa pubblica, quella che adesso viene vista come un eterno batterio da disavanzo eccessivo, non è un male per il Pil, soprattutto se volessimo applicare la teoria del moltiplicatore keynesiano. I keynesiani ed i filoni post spesso, infatti, sono i primi critici delle dottrine economiche dell’Europa dell’unione economica e monetaria.

Quali sono le alternative al Pil?

Tutti siamo bravi a dire, chi più chi meno, che il Prodotto Interno lordo sia una grande fregatura.

Il contestato, secondo molti accademici, premio nobel Coase, ha dato lo spunto dell’esternalità positiva e negativa. La teoria economica dominante è un mix tra microeconomia e macroeconomia sperimentale: l’economista moderno è neoclassico.

Vorremmo forse dire che l’alternativa al Pil sia rappresentata da uno sviluppo maggiore della teoria dell’utilità del consumatore, con tutte le difficoltà di veder realizzati, negli aspetti pratici della vita quotidiana, le astrazioni ed i giochi mentali, tipici delle stilizzazioni economiche?

Lo diceva anche un noto economista Paul Krugman che con l’economia politica bisogna imparare non a farne un mestiere ma a giocare con le idee, a creare, a ripensare tutto. Eppure passi avanti non se ne fanno.

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La ruota continua a girare a base di Prodotto interno lordo perché è la prima alternativa percorribile a livello dell’economia quantitativa. Sappiamo che lo Stato viene gestito come se fosse un’azienda. E’ cambiata anche la visione della contabilità nazionale.

Cosa dovremmo, quindi, fare per abbandonare il Pil e mandarlo in pensione? Semplice, smettere di misurare i fondamentali economici ed addentrarci in una logica “circolare” dell’economia in cui il futuro è determinato dal presente, a sua volta costruito sul passato. Quale sarà mai il problema di creare un sistema che si rinnova da sé, senza avere bisogno di un’istituzione super-partes che lo regolamenti, nei termini della politica fiscale e monetaria? Ma questo è puro pensiero ed il pensiero se non è tradotto in termini concreti e sperimentali rischia di essere solo velleitario. Quindi, le chiacchiere sul Prodotto interno lordo, altrettanto.

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