Le banche italiane sono state declassate da Moody’s: è un’aggressione?
Quando, qualche mese fa, ben 26 banche italiane sono state declassate dalla società di rating più famosa al mondo, Moody’s, che ne ha sottolineato colpe e difetti, banchieri e addetti ai lavori si sono fortemente risentiti e hanno provato a discolparsi immediatamente.
Definendola “un’aggressione” vera e propria, infatti, in molti si erano preparati a dimostrare la non veridicità di quanto decretato, purtroppo però con scarsi risultati.
A causa di Titoli di Stato tre volte più rischiosi di quelli tedeschi, perdite dal valore di migliaia di euro, uno spread troppo elevato e l’incapacità di stare in borsa senza destare preoccupazione, anche le più importanti banche italiane sono state declassate in modo decisamente rilevante.
Quali banche italiane sono state declassate
All’inizio dell’anno, dunque, questo è stato il verdetto finale attraverso il quale le banche italiane sono state declassate:
Unicredit: il rating a lungo termine è passato da “A” (High Credit Quality) ad “A-” (il – rappresenta un modificatore), quello a breve termine da “F1 (Highest short-term credit quality) a “F2″ (Good short-term credit quality) e il rating individuale da “a” ad “a-”.
Intesa San Paolo: Come quelli di Unicredit, anche i rating di Intesa San Paolo, che attualmente presenta rispettivamente un “A”, una “F1″ e un “a”, sono stati messi sotto osservazione perché si crede in un possibile downgrade.
Banca Monte dei Paschi di Siena: rating a lungo termine “BBB+” (Good credit quality + moderatore) e rating a breve termine “F2″
Banca Popolare: rating a lungo termine “BBB+” (Good credit quality + moderatore) e rating a breve termine “F2″
Ubi Banca: rating “A-”
(da un nostro articolo del 28 Gennaio 2012)