Cos’è e come funziona il finanziamento ai partiti
Nel nostro articolo di oggi, provvederemo a fornire quante più informazioni possibili circa come funziona il finanziamento ai partiti, noto sistema di reperimento fondi tanto chiacchierato negli anni dalla politica del nostro Paese.
Oltre al finanziamento appena accennato, ovviamente, esistono anche altre modalità che i partiti utilizzano per finanziare le proprie attività. Queste, per la precisione, consistono nelle quote versate da iscritti e dirigenti e dalle eventuali donazioni ricevute dall’esterno.
Ma prima di descrivere tutti i dettagli circa come funziona il finanziamento ai partiti, forniamo di seguito qualche breve informazione sulla storia del finanziamento e sul modo in cui esso si è evoluta negli anni.
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Dal 1974 ad oggi: come funziona il finanziamento ai partiti
Istituito nel 1974 dalla Democrazia Cristiana (legge Piccoli n. 195 del 2 maggio), il finanziamento pubblico ai partiti aveva lo scopo specifico di contrastare la corruzione, chiedeva trasparenza e prevedeva che i politici non accettassero fondi dalle società private.
Poiché l’ultimo dei punti da noi descritto non venne rispettato, e la corruzione finì per essere tutt’altro che arginata, si susseguirono vari referendum per l’abrogazione del finanziamento, nessuno dei quali raggiunse il risultato sperato.
Al contrario, con la legge n. 659 del 18 novembre 1981, i finanziamenti pubblici vengono raddoppiati, anche se i partiti furono costretti a documentare nei dettagli il rendiconto finanziario e non potevano ricevere fondi da enti pubblici, né dalla P.A.
Qualche anno dopo, il referendum del 1993 portò all’abrogazione del summenzionato finanziamento.
Ciò, ovviamente, non impedì che quanto deciso circa come funziona il finanziamento ai partiti fosse rimpastato sotto forma di provvedimenti differenti: nel 1999, infatti, una legge sui rimborsi elettorali erogò ben 478 milioni di euro a quelle liste politiche che potevano vantare più dell’1% delle preferenze (inizialmente, i finanziamenti erano erogati per tutto il periodo della legislatura, successivamente furono limitati a cinque anni).
Ma, ad oggi, come funziona il finanziamento ai partiti e cosa è cambiato dopo l’insediamento del Governo Monti
Dopo il Governo Monti: ecco come funziona il finanziamento ai partiti
Con l’arrivo del Governo Monti, si è discusso a lungo (e non senza “ostilità”) circa la possibilità di ridurre o eliminare i finanziamenti pubblici ai partiti. Alla fine, è stata approvata una legge che ha dimezzato i fondi per il 2012 e ridotto quelli percepibili negli anni a venire (con un risparmio di circa 165 milioni di euro).
Oltre a ciò, ecco altre informazioni circa come funziona il finanziamento ai partiti in Italia:
– i finanziamenti di cui abbiamo parlato finora arrivano per il 70% dallo Stato e per il restante 30% da un cofinanziamento ricavato da fondi pubblici e privati.
– ancora, sempre in merito a come funziona il finanziamento ai partiti, l’art. 9 prevede che il rimborso ottenuto per le spese elettorali (percepito proporzionalmente ai voti ricevuti e a condizione di avere almeno un eletto tra i candidati) venga suddiviso tra le varie regioni e in maniera proporzionale rispetto alla popolazione.
– infine, è necessario che i partiti politici stilino uno statuto ed un atto costitutivo.