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Riforma ammortizzatori sociali

riforma ammortizzatori socialiRiforma ammortizzatori sociali: parliamo della riforma del Ministro Elsa Fornero che intende dare maggiori sicurezze ai giovani italiani che si trovano di fronte ad un lavoro precario e a opportunità lavoro per i giovani sempre più risicate a causa della crisi economica. La novità principale è senz’altro l’ASPI, cioè le Assicurazioni sociali per i precari italiani che non sanno come gestire i propri contributi dati i contratti a 3-6 mesi quando tutto va bene. Andiamo nei dettagli della riforma ammortizzatori sociali.

Riforma ammortizzatori sociali: la novità ASPI

La riforma ammortizzatori sociali prevede che gli italiani abbiano versato un anno di contributi su due di lavoro per ottenere l’ASPI. L’ASPI sarà per Elsa Fornero sia un’indennità che va a sostituire tutti gli strumenti attualmente in uso (indennità di disoccupazione, mobilità, indennità per il lavoro agricolo ed edile), sia un nuovo ente pubblico direttamente collegato ai contributi versati all’INPS. A regime, l’ASPI darà diritto ad una indennità di 12 mesi per gli under 55 e di 18 mesi per gli over 55 che non riescono a trovare lavoro a causa delle scarse opportunità lavoro per i giovani e non solo per loro. Con la riforma ammortizzatori sociali, cambierà anche il modo di confiscare i beni alla mafia. Sarà l’ASPI, infatti, a gestire per conto degli italiani i beni sequestrati: in questo modo il decreto di Elsa Fornero elimina la Cigs. La riforma ammortizzatori sociali porterà un forte risparmio e darà maggiori Assicurazioni per chi ha un lavoro precario e non può rientrare in strumenti come la cassa integrazione.

La riforma ammortizzatori sociali partirà nel 2017

La riforma ammortizzatori sociali con l’introduzione delle Assicurazioni a protezione del lavoro precario entrerà realmente in vigore solo nel 2017. Il motivo di questo ritardo è molto semplice: è necessario che vengano completate le procedure di cassa integrazione (strumento ancora molto utilizzato dalle aziende in difficoltà per tutelare, almeno in parte, il lavoro degli italiani).

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