Ritardo pagamenti pubblici: il Governo ha finalmente dato una risposta agli italiani che lavorano o hanno una società di proprietà e che hanno lavorato per lo stato a seguito di un bando di gara. Si tratta per di più di società edili o di fornitura che hanno vinto una gara di appalto e che aspettavano anni prima di essere retribuiti dallo stato per il lavoro svolto o per la fornitura erogata. In passato, infatti, l’attesa di queste società durava anche anni, causando diversi problemi delle società nel pagare le tasse, oppure eventuali fornitori (e le utenze!). In questi giorni, il Governo ha attuato una soluzione contro il ritardo pagamenti pubblici, riducendo nettamente la burocrazie e le relative spese per le società italiane.
Il ritardo pagamenti pubblici danneggia le imprese
Il ritardo pagamenti pubblici causa spesso il mancato pagamento delle tasse, soprattutto per cifre che consentirebbero alla società di chiudere alcune pratiche di prestito in corso. Tutto questo si trasforma in una diminuzione di lavoro per contenere le spese e di mancato pagamento delle forniture che, accompagnati dalla crisi economica, non rendono certo facile la vita agli italiani che gestiscono un’impresa. Proprio dall’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, parte l’allarme sul ritardo pagamenti pubblici: parliamo di 19 miliardi di euro, che costringono le società a diminuire con 380000 posti di lavoro in meno nel 2012, a chiudere (circa 7552 società), oppure a diluire il pagamento delle spese ai fornitori (circa il 45% delle società). Il Governo, per far fronte a questa emergenza nel settore edile, ha fatto in modo, con la nuova legge, di risollevare le società che soffrono di più la crisi economica e il ritardo pagamenti pubblici: infatti, queste società potranno richiedere che le tasse vengano pagate vantando il proprio credito, oppure potranno ottenere uno sconto sull’IVA, o un aumento delle agevolazioni previste.
Il ritardo pagamenti pubblici ora mitigato
Questa possibilità contro il ritardo pagamenti pubblici entra in gioco nell’attesa che i soldi dello stato in favore della società (già pronti e in via di smistamento) rientrino agli italiani e consentono alla società di andare avanti anche se la burocrazia è farraginosa.