Anche in periodo di crisi, gli italiani non hanno perso l’abitudine di risparmiare. Sempre più delusi dai titoli di stato, dove vanno ad incidere, in gran taglio, le commissioni di intermediazione, erodendo ulteriormente il già basso rendimento ai minimi storici, e malgrado il regime fiscale sia ormai vantaggioso (12,5% Vs 26% per gli altri strumenti finanziari).
Così, inevitabilmente molti risparmi hanno lasciato il terreno minato dei bot e dei btp; malgrado la campagna degli scorsi anni che spronava all’acquisto, delusioni per i btp che proprio l’anno scorso hanno perso quasi il 7% del loro valore, in particolare per la scadenza decennale.
I Buoni fruttiferi postali sono adatti per il tipico risparmiatore. Tanti anni fa risparmiare conveniva di più, in quanto le commissioni erano minori. Si potevano lasciare i soldi a libretto e riprenderli incrementati e con gli interessi. Oggi, invece, anche risparmiare ha un costo perché è una prestazione di servizio. Se non si fa attenzione alla tipologia di prodotto di risparmio scelta, si rischia, alla scadenza, di non riavere indietro neanche il capitale iniziale.
Se i risparmiatori dei decennali avessero previsto il calo di rendimenti nel 2013, si sarebbero dovuti comportare da arbitraggisti, dismettendoli prima ancora del boomerang finale. Evidentemente sono stati mal consigliati dai loro consulenti finanziari di fiducia. La reazione più immediata, sul fronte di tale rischio è la fuga verso altre forme di risparmio (Buoni fruttiferi postali).
Prestate attenzione alla modalità di calcolo degli interessi
Non si può dire che anche con le Poste non ci siano stati dei fraintendimenti da parte dei consumatori e dei risparmiatori. Ciò si è creato, ad esempio, per una variazione retroattiva delle tecniche di remunerazione (prevista in contratto) oppure dell’introduzione di forme di “creatività finanziaria” non ben comprese dal risparmiatore tradizionale. Insomma, le poste s.p.a. (di cui una piccola componente a partecipazione pubblica, sulla strada della privatizzazione integrale) si sono adeguate all’evoluzione degli scenari economici.
Vi possiamo lasciare, allora, qualche consiglio utile:
- Evitate i Buoni fruttiferi postali indicizzati all’inflazione, in quanto semmai siamo in deflazione.
- Se scegliete quelli indicizzati ai rendimenti azionari, informatevi su quale è il parametro di indicizzazione del rendimento. Se si tratta dell’Eurostoxx 50, la scelta può essere anche buona, dato che ci agganciamo ad un paniere medio, e non ad un’azione specifica. Ma non siate sicuri, in definitiva, che l’Eurostoxx 50 alla scadenza aumenti. Potrebbe anche diminuire di valore, rispetto all’atto di sottoscrizione dei buoni fruttiferi postali. Solitamente, proprio per tale rischio insito nel rendimento azionario, si distingue fra componente extra del rendimento e componente fissa (rendimento garantito). Concentratevi, a scanso di rischi, su quest’ultima componente ma tenete conto che un rendimento negativo dell’incerto può intaccarvi il capitale, se non viene espressamente specificato il contrario.
Vi possiamo consigliare di leggere bene le condizioni di ogni strumento finanziario sottoscritto.
Per quanto riguarda il rendimento garantito, è da dire che nel caso di depositi per 10 anni, si può giungere all’1,50%. Se aprite il libretto nominativo Smart, inoltre, avete diritto entro il 31 dicembre 2014 all’1,75%, nel rispetto di determinate condizioni (ad es. mantenimento del 90% del saldo entro il periodo stabilito).
Insomma, i buoni fruttiferi postali sono ancora super gettonati e sempre più scelti dagli italiani ma un minimo di cautela o di attenzione selettiva non guasta. Anzi, ci aiuta a non fare scelte sbagliate.