Contratti a progetto: con la crisi del lavoro, sono diventati sempre più diffusi. La motivazione della legge era di dare maggiori opportunità lavoro per i giovani italiani, che sentivano più di altri la crisi economica. I contratti a progetto sono soprattutto utilizzati in settori come la ricerca: in questo modo, al termine degli studi da effettuare per conto di una società, chi aveva un lavoro si ritrova senza. In generale, i contratti a progetto dovrebbero essere utilizzati dalle società solo quando hanno necessità di un lavoro temporaneo, che necessita di pochi mesi per essere sviluppato. Invece, più aumenta la crisi del lavoro, più italiani hanno contratti a progetto. Come funziona?
I contratti a progetto: come funzionano
I contratti a progetto sono stati stabiliti con il decreto legge n° 276/03, la famosa legge Biagi. L’idea era di dare maggiori opportunità lavoro per i giovani che intendano inserirsi in un lavoro autonomo, senza però aver ottenuto i redditi necessari per legge per una partita IVA. Per questo, gli italiani che affrontano una crisi del lavoro con contratti a progetto, vengono retribuiti in base alla quantità del proprio lavoro e delle ore utilizzate per concludere il progetto da sviluppare. Essendo per legge un lavoratore autonomo, nei contratti a progetto non esiste assolutamente alcuna indennità di lavoro in caso di vacanze o, peggio ancora, in caso di malattia del lavoratore. Insomma, un’opportunità lavoro per i giovani italiani che può diventare una trappola. I contributi previdenziali sono divisi in questo modo: i 2/3 dei contributi è a carico della società, l’altro terzo al lavoratore. Gli italiani potranno essere licenziati per giusta causa o se non rispettano i vincoli contrattuali.
Contratti a progetto: le novità del Governo Monti
Il Governo Monti è intenzionato a modificare la Legge Biagi sui contratti a progetto. L’idea è di ridurre l’uso improprio dei contratti a progetto, per poterli considerare davvero un’opportunità lavoro per i giovani.