Esodati salvati: parliamo degli italiani che speravano di andare in pensione a 57 anni, prima che il Governo varasse la famosa riforma sulle pensioni. Alcuni italiani si sono rassegnati a lavorare di più, altri, invece, che avevano fatto opportuni contratti con le società di cui erano dipendenti (in cui si vincolava la società ad assumere al posto loro un giovane, magari un proprio parente), oppure avevano superato i termini per strumenti come la cassaintegrazione (sperando di andare in pensione quanto prima), sono entrati negli esodati salvati. Ma quanti sono gli esodati salvati davvero?
Come sono stati scelti gli esodati salvati
Il problema degli esodati salvati e di quelli non salvati non si sarebbe posto per gli italiani se le società e il mercato del lavoro avessero capito che a 40 anni non si è affatto vecchi per il mondo del lavoro, anzi, che si può dare di più alla società di cui si è dipendenti con un po’ di opportunità in più. La crisi del lavoro e la crisi economica hanno giustificato questo comportamento, ormai unificato tra le società. La riforma delle pensioni ha poi rincarato la dose, introducendo un esercito di italiani tra i 52 e i 65 anni previsti per la pensione senza lavoro e senza possibilità di ottenerne uno. Il numero di questi italiani non era preciso (chi diceva milioni, chi diceva 65000 persone) per cui il Governo, con i numeri (limitati rispetto alla realtà) e con le risorse (ancora più limitate per la crisi economica) disponibili, ha stabilito alcuni tra gli esodati di cui ha avuto notizia, e li ha inseriti in graduatoria per poter ottenere prima la pensione. Il risultato è che oggi ci troviamo con esodati salvati, esodati che non si potevano salvare per mancanza di risorse, e non esodati salvati, lasciati a loro stessi poiché il Governo non sa neanche della loro esistenza.
Gli esodati salvati e quelli che restano
Gli esodati salvati e quelli che restano nella crisi del lavoro e senza una pensione non hanno alcuna differenza: sono tutti italiani e tutti nelle stesse condizioni.