Bilancia commerciale Italia e Germania: spesso si parla del confronto tra l’Economia tedesca e quella italiana, perché su questo confronto si basa lo spread, il differenziale tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi. L’Economia tedesca è considerata come un punto da raggiungere, perché ha quella stabilità dei conti pubblici che Italia e Spagna vorrebbero a tutti i costi. In cosa consiste la bilancia commerciale Italia e Germania? Si tratta di uno studio sull’Economia dei rispettivi Paesi: quanto producono, quanto riescono ad esportare, quanto hanno necessità di importare. La bilancia commerciale Italia e Germania permette così di vedere l’Economia reale e non gli andamenti altalenanti del Mercato che dipendono sempre dalle parole di Draghi piuttosto che da quelle della Merkel.
Bilancia commerciale Italia e Germania: come incide sull’Economia
La bilancia commerciale Italia e Germania parte dall’export. Le esportazioni italiane, nonostante la crisi vanno a gonfie vele. Merito dei settori tradizionali che caratterizzano il Made in Italy. Il nostro Paese, infatti, è ricco di prodotti tipici che spaziano dall’alimentare alla moda, passando per la cultura e per l’artigianato. Secondo gli ultimi dati Eurostat, parliamo di 3,7 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2011, che corrisponde ad un +1,7 per l’export italiano. Per la bilancia commerciale Italia e Germania, lo stato tedesco ha perso molto nell’export: colpa di una moneta troppo forte e di conti troppo stabili, che hanno fatto schizzare il prezzo dei prodotti esportati, rendendoli meno competitivi a livello internazionale nonostante la crisi non si sia mai fatta sentire in Germania più di tanto. La bilancia commerciale Italia e Germania deve fare i conti anche con l’importazione: in Italia siamo a –7,1%, ma dobbiamo ricordarci che non siamo autosufficienti dal punto di vista dell’energia e che la paghiamo molto di più rispetto agli altri Paesi europei.
Bilancia commerciale Italia e Germania: e l’Economia reale?
Purtroppo l’Economia reale deve fare i conti non soltanto su quello che produciamo, ma anche di quello che dicono di noi i Mercati… Meno male che Draghi ci ha permesso di ridurre lo spread tanto da non ricordarci più dei 575 punti base di luglio 2012.