Perché investire in Bot italiani

investire in Bot italiani

I Bot, il cui anagramma sta per Buono Ordinario del Tesoro, sono titoli senza cedola emessi dal governo italiano per finanziare il debito pubblico.
Hanno una durata massima di un anno (con scadenza generalmente a 3, 6 o 12 mesi, anche se lo Stato può decidere per scadenza diverse) e prevedono un rimborso pari al valore nominale del titolo.
I Bot, la cui tassazione in Italia è fissata al 12,5%, vengono emessi tramite delle aste competitive e vi partecipano solo gli intermediari finanziari che rappresentano i clienti.
Possono essere acquistati con un taglio minimo nominale di 1000 euro o multipli e le commissioni massime applicate variano in base alla durata dell’emissione (fonte: www.wikipedia.org).
Di seguito, capiremo se conviene investire in Bot italiani.

Conviene investire in Bot italiani?

Riguardo alla possibilità di investire in Bot, le opinioni sono da sempre molto contrastanti. Negli anni ’70 e ’80, infatti, a causa dell’inflazione molto alta, le obbligazioni erano costosissime e investire in Bot conveniva parecchio. Oggi però essi non danno più rendimenti pari anche al 15 e al 18% annui, ma ne permettono generalmente un 1-1.5%. Di conseguenza, in molti pensano che si debba investire in Bot italiani solo per situazioni momentanee (in cui possano rendere veramente) e particolarmente favorevoli. Il fatto che il Bot sia un rendimento sicuro è indubbio. Ma il guadagno è davvero poco.

Cosa fare se si preferisce non investire in Bot italiani

Nel 2010 i Bot hanno reso straordinariamente il 2,014% e gli analisti erano convinti che questo risultato si sarebbe ripetuto anche nel 2011. Dal 2009, infatti, essi sono triplicati e non hanno ancora arrestato la propria corsa.  Nonostante questo, a causa della crisi economica, in non pochi stanno abbandonando la possibilità di investire in Bot italiani per passare a forme di investimento più remunerative. In molti, ad esempio, si stanno rivolgendo ai conti deposito, la cui tassazione passerà dal gennaio 2012 dal 27 al 20% e che prevedono fondi di garanzia in grado di restituire tutto il capitale fino a un massimo di 100.000 nei casi in cui la Banca non possa far fronte a quanto accordato col cliente.

 

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